27 aprile 1945

Liana amatissima,

c’è un gran sole nel mio cuore in questo momento e una grande serenità. Non ti rivedrò più, Liana. Mi hanno preso, mi fucileranno. Scrivo queste parole sereno d’animo e col cuore spezzato nello stesso tempo per il dolore che proverai. Ti ho detto stasera prima di partire: Liana, ho tanta voglia di riposare vicino a te – io riposerò vicino a te ogni notte per tutta l’eternità. Cara, tanto cara. Ho mille scuse da chiederti per le gentilezze che non ho avuto per te che ne meriti tante. Pino è stato pure preso e fucilato appena prima di me. Prega per noi due amici: uniti anche nella morte. È morto con dignità e mi ha salutato con uno sguardo in cui c’era tutta la sua vita. Spero di morire anch’io, di fare il gran viaggio serenamente. La mia ultima parola sarà il tuo nome: il nome che è inciso sulla fede che ti mando. Tu parlerai alla mia mamma, tu la consolerai se sarà possibile, povera vecchia, povera cara mamma. E la zia e mio fratello Luigino. A Marietta dirai che il mio affetto di fratello si ingigantisce in questo momento. Consolatevi: la vita ha di queste improvvise rotture. I tuoi di Modena, la mamma, il babbo, la Cesara in modo particolare. Cesara Tonino e Margherita, mi sono tutti presenti. Dì a Tonino che sarà come se io assistessi al battesimo del suo piccolo. Ricordatemi al caro Rino che abbraccio di gran cuore. Liana, tutto il mio è tuo. Se io fossi vivo per realizzare uno di questi progetti di cui tanto abbiamo parlato, vorrei che la piccola proprietà di Ostiano fosse esattamente divisa fra Luigino e Mariettina.

Così, invece, desidero che tu subentri nella proprietà della quota legittima che ti spetterebbe. I libri sono tuoi, meno qualche ricordo che gli amici più cari hanno desiderio di avere; tua è la casa in tutto quello che è mio, meno ciò che credi di cedere a Mariettina o che lei desidera. Siate anche in ciò due care sorelle. Vi adoro tutti e […] Tu, Liana, torna dai tuoi non appena ti sarà possibile e vivi con loro. Sei libera nel tuo domani. Vieni soltanto di tanto in tanto sulla mia tomba e portavi uno di quei mazzettini di fiori di campo che tu sapevi così bene combinare.

Addio, debbo salutarti cara e tanto amata. Non mi importa di perdere la vita perché ho avuto il tuo prezioso amore per quasi tre anni ed è stato un gran dono. Muoio contento di essermi sacrificato per una idea di libertà che ho sempre tanto auspicato. Sotto la mia firma e sulla fede metto i miei ultimi baci.

Tuo per sempre.

Battista

C’è un tesoro inestimabile e sempre aperto alla consultazione qui. Nello specifico, questa lettera è conservata presso: Istituto storico della Resistenza bresciana – Brescia

Giovanni Battista Vighenzi, di anni 36. Nato il 14 febbraio 1909 a Rovato (BS) e ivi residente. Sposato. Nel 1933 vince il concorso per segretario comunale nella provincia di Brescia. Laureatosi in giurisprudenza presso l’università di Bologna nel 1940, nel ’42 trova impiego al comune di Rodengo Saiano (BS). Dopo l’armistizio, proprio in virtù della sua posizione lavorativa riesce a guadagnarsi la fiducia dei nazifascisti e ad aiutare segretamente i partigiani. Membro del Cln di Brescia e del comando del 5º settore dal dicembre del 1943, è tra gli organizzatori delle formazioni Fiamme Verdi, alle quali si unisce durante i giorni dell’insurrezione. La sera del 26 aprile 1945, al termine di un’azione contro le SS, viene catturato dai tedeschi mentre si sta recando a Rovato per chiedere rinforzi. Interrogato e torturato per tutta la notte, il mattino seguente è condotto a Saiano e fucilato assieme ai compagni di lotta Giuseppe Caravello, Giovanni Ceretti e Pino Malvezzi. Alla sua memoria è stata assegnata la croce di guerra al valor militare.

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