di Rossana Giglio Mi chiamo Rossana Giglio e sono una correttrice di bozze. Lo so, non è l’incipit che ci si aspetta da un testo che dovrebbe raccontare del primo anno di una docente, ma il fatto è che io, ancora, insegnante non mi sento proprio. Eppure, ho messo in ordine tutti i tasselli del … Leggi tutto Dall’altro lato della cattedra: il mio primo anno di scuola
Respiro
L’amore è il mio lungo respiro. Il suo ossigeno mi tiene in vita per cicli lunghissimi, da consumare anche mesi interi, tra una sola immissione e emissione di fiato. Sono due organi gemelli in moto continuo per recuperare l’aria, ridarla al cielo e ripetere lo stesso movimento. Difeso dal costato, l’amore presiede al senso della mia vita senza negare il vuoto tra la fine di un’emissione e l’inizio del respiro successivo. Se il corpo funziona così, ricordandoci che pure il bene maggiore – l’aria – deve rispettare il limite di cui siamo fatti, fermandosi ogni volta sulla soglia della nostra capienza alveolare, vuol dire che sarà necessaria anche la negazione di fiato, negazione di ossigeno, negazione d’amore, perché si dia un ciclo nuovo, ancora vita, ennesimo respiro, altra pienezza. Non riesco a immaginare uno che, fatto il primo respiro, corra a sostituire i polmoni dicendo l’ossigeno è finito, questi due non funzionano. Perché lo sa che l’amore comprende anche il non-amore per alcuni istanti decisivi, in base al limite di ciascuno, al vigore dei polmoni, alla capacità del torace. Se il mondo è ancora in piedi, l’inatteso ci riempie l’amore d’aria nuova ma sono sempre i nostri polmoni, gli stessi fin dalla nascita. Come oggi, dopo molto tempo, abbassata un attimo la mascherina, l’inverno mi ha messo nelle narici l’epifania di cos’era sempre stato camminare col volto aperto agli elementi. Ridandomi la voglia di un altro lungo respiro.
L’amore è il mio lungo respiro. Il suo ossigeno mi tiene in vita per cicli lunghissimi, da consumare anche mesi interi, tra una sola immissione e emissione di fiato. Sono due organi gemelli in moto continuo per recuperare l’aria, ridarla al cielo e ripetere lo stesso movimento. Difeso dal costato, l’amore presiede al senso della mia vita senza negare il vuoto tra la fine di un’emissione e l’inizio del respiro successivo. Se il corpo funziona così, ricordandoci che pure il bene maggiore – l’aria – deve rispettare il limite di cui siamo fatti, fermandosi ogni volta sulla soglia della nostra capienza alveolare, vuol dire che sarà necessaria anche la negazione di fiato, negazione di ossigeno, negazione d’amore, perché si dia un ciclo nuovo, ancora vita, ennesimo respiro, altra pienezza. Non riesco a immaginare uno che, fatto il primo respiro, corra a sostituire i polmoni dicendo l’ossigeno è finito, questi due…
View original post 89 altre parole
Avvento
L’avvento secondo Marco. La foto è di Antonino Pintacuda
Nel buio cadono i confini, non sai dove ti finiscono le mani, non vedi cosa rischia di romperti il naso a un passo né sai dov’è il ginocchio se non rovini su una mezza altezza ignota. Nella notte, l’unica è chiedere una relazione, allungarsi alla cieca per trovare i confini di qualcos’altro e capire i tuoi. Se rinunci ad avere confini però e non tocchi niente, se resti tanto calmo da sopportare il nero, sgranando gli occhi nel nulla puoi anche immaginare che le valli si alzino e i monti e i colli si abbassino, che il terreno accidentato diventi piano e quello scosceso arrotondi in una vallata. Se non tocchi nemmeno il tuo corpo e resti tanto calmo da sopportare il vuoto, chiudendo gli occhi puoi anche favolare di indossare peli di cammello chiusi da una cintura di pelle attorno ai fianchi, e di trovarti in quel deserto da…
View original post 82 altre parole
Parlo difficile soltanto per darmi un tono
di Nino Fricano
Ma cosa serve parlare se si parla solo per tastare sé stessi
e avere una qualche prova della propria esistenza?
Cosa serve parlare se si parla solo per sentirsi qualcuno,
incessantemente, instancabilmente, esclusivamente,

Forse più il contesto è povero e sconfortante,
più il luogo dove si abita è mediocre e privo di stimoli,
e più è facile incontrare gente che vuole sentirsi
migliore degli altri.
E forse l’implicito io-non-sono-come-tutti-gli-altri,
io-non-sono-come-tutto-intorno,
io-non-sono-come-tutto-il-resto,
che spesso si staglia sullo sfondo dei discorsi e dei comportamenti in cui mi imbatto ogni giorno,
forse è più frequente in Sicilia, per dire,
che in un posto meno povero sconfortante mediocre e privo di stimoli.
E forse per questo la Sicilia è particolarmente fertile
in fatto di palloni gonfiati, vanagloriosi, fanfaroni, chiacchieroni, cialtroni,
barocchi pachidermi senza nessuna autoironia
e insopportabili molestatori dell’ego perennemente turgido.
E, secondo questa mia improvvisata teoria,
in previsione di un futuro inesorabile di sprofondamento economico, culturale, sociale e civile dell’Isola,
fertile in questo modo lo diventerà sempre e sempre di più.
Uno dei modi che più conosco
per sentirsi migliori degli altri
è quello di usare…
View original post 158 altre parole
Più ti conosco e più mi meravigli
"Una civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture; forse, semplicemente una civiltà".
Blog in smobilitazione
Questo blog non sarà più aggiornato. V'aspettiamo nella nostra nuova casa.
“La paura”, De Roberto illustrato dai KRM
Sabato 23 maggio alle 18,30 alla libreria Interno 95 di Bagheria Natale Tedesco e Maurizio Padovano presenteranno il nuovo volume della Drago Edizioni, “La paura”, un racconto di Federico De Roberto illustrato dal duo di artisti franco-tedeschi KRM.
Arrivederci, papà!
Giovanni Pintacuda Bagheria, 6 novembre 1942 - Palermo, 3 maggio 2009 Uno dei libri più belli che abbia mai letto sono "Le Correzioni" di Jonathan Franzen: l'ho ripreso in mano in questi giorni tristi e senza fine e ho riletto di Alfred, sceso nello scantinato con un fucile, un biscotto e l'immancabile poltrona blu. Davanti … Leggi tutto Arrivederci, papà!
Quel che è nell’uomo
Questo è il punto in cui sbagliamo. Noi presumiamo che sia nell’uomo soltanto quello che è sofferto, e che in noi è scontato. Aver fame. Questo diciamo che è nell’uomo. Aver freddo. E uscire dalla fame, lasciare indietro il freddo, respirare l’aria della terra, e averla, avere la terra, gli alberi, i fiumi, il grano, … Leggi tutto Quel che è nell’uomo
Cercando dignità perdute
«Tutte le volte che sentirete parlare di “passione”, sappiate che stanno cercando di fregarvi. Il lavoro è lavoro, ed è questo il punto più grave di tutto il blabla del precariato è così via: si sta perdendo la dignità del lavoro. Mio nonno faceva il meccanico, ed era la sua grande passione: fare il meccanico … Leggi tutto Cercando dignità perdute