Sparsi in giro per l’Italia come semi al vento, lontani dalla rovente isola triangolare, scaldiamo un esilio volontario al fuoco dei nostri interessi: letteratura, arte, filosofia, cinema e ogni altro stimolo la corrente proponga. Con gli occhi ancora ben sgranati, catturiamo tutto ciò che solletica la nostra curiosità. Ci piace scrivere, ecco. Ci piace “ammazzare bene” le cose.
Trituriamo la realtà nei misteriosi contenitori delle parole perché restituiscano il mondo in forma educata ricrescendo in questo orticello che è Pupi di Zuccaro. Un capriccio estetico, se volete, ma non uno sfogatoio né una zona franca per l’onanismo intellettuale.
È la nostra cronaca contro l’inarrestabile svanire della realtà, del senso e del progetto.
Non vantiamo pretese di completezza o di impossibile obiettività. Abbiamo solo un occhio di riguardo verso tutto ciò che ci sembra nuovo e bello: ragionamenti disinteressati, onestà intellettuale, ingenuità feconde.
Manifestiamo predilezione per le idee che
fanno tremare le montagne: fuochi sacri, missioni impossibili.
Non ci piace la rassegnazione, il pelo sullo stomaco, l’amen sulla generazione fottuta.
Mettiamo bocca su tutto perché non sia il circostante a mangiarci senza chiedere il permesso.